Anna Pfeifer apre la vecchia porta di legno che conduce alla stalla: “Abbiamo conservato molto della struttura precedente. Un tempo si utilizzavano i pochi materiali che si avevano a disposizione, eppure tutto funzionava a dovere”, spiega. Lo sguardo cade sulle tante targhette appese alla porta. Sono i riconoscimenti ricevuti dal maso per il suo latte. “C’è molto da imparare da persone che hanno dedicato tutta la loro vita a questo lavoro”, aggiunge.
Entrando, si sente soltanto il ruminare delle mucche. La frenesia del mondo moderno, il fermento di Bolzano, che dista solo sei chilometri in linea d’aria, sembrano lontanissimi. “Questa è una vecchia stalla. Per dare da mangiare alle mucche, devo passare tra loro con il cesto in mano”, spiega Anna Pfeifer, che non nasconde quanto faticosa sia la sua attività. Eppure, occuparsi delle quindici vacche del maso è la sua passione (“mi hanno conquistata con la loro simpatia”). L’allevatrice conosce il carattere di ognuna, sa quali sono più affettuose e quali amano essere accarezzate sulla nuca. Tra il lavoro al maso, che è anche un agriturismo con stanze per gli ospiti, l’attività di redattrice e social media manager per l’Unione Agricoltori Sudtirolesi e la caccia nei boschi di proprietà, non le rimane molto tempo per gli hobby. Ma Anna non se ne rammarica: “Non mi manca nulla, e poi il lavoro al maso è piacevole quasi quanto un’attività del tempo libero”, dice.